Pink Gang, ritratto di una ribellione femminile in India – Simon Luca Chiotti

Oratorio Beato Angelo Carletti, Via Don Dublino 16, 10034, Chivasso (TO)

Il Fotoclub Chivasso  è lieto di invitarvi ad un incontro con Simon Luca Chiotti, direttore della fotografia nel film documentario Pink Gang.

L’evento è gratuito ed aperto a tutti, vi aspettiamo numerosi!

Ecco come descrive questa esperienza il nostro ospite:
Uno degli aspetti più interessanti del registrare immagini in movimento per lavoro è la possibilità di accostarsi a persone, luoghi, colori, suoni, atmosfere, realtà più o meno lontane e diverse da quelle in cui viviamo.
Il rapporto di amicizia e di collaborazione professionale con il regista Enrico Bisi, mi ha portato, tra le altre, a girare nel 2009 “Pink Gang”.
Il documentario racconta la storia di Sampat Pal, donna semianalfabeta, ribelle e carismatica e della Gulabi Gang da lei fondata e guidata per difendere le donne vittime di soprusi e ingiustizie nell’Uttar Pradesh, uno degli stati indiani più poveri, dove è ancora molto rigida la suddivisione in caste.
Nata del 2006 la Pink Gang, che potremmo tradurre in italiano come Gang Rosa, prende il nome dal colore del sari indossato dalle donne che ne fanno parte ed è la dimostrazione di come con coraggio e determinazione un singolo può dare inizio al cambiamento e alla speranza.

Ecco una breve biografia:
Simon Luca Chiotti nasce a Torino nel 1974. Di sé dice: dopo studi classici mi rendo conto che “l’invenzione senza futuro”, definizione che i fratelli Lumiere diedero del cinema nel 1895, forse non rappresentava solo un passatempo o un mezzo di distrazione di massa. Così negli anni successivi ogni qualvolta mi chiedessero perchè fossi sempre davanti a uno schermo rispondevo “studio”. Qualche milione di metri di pellicola e nastro VHS dopo, una tesi sul cinema noir di Jean Pierre Melville fortunatamente ha dimostrato che c’era (anche) del vero.
Non essendo interessato alla regia, inflazionata tra i compagni di studio, comincio a maneggiare cineprese affiancando l’aspetto pratico e manuale a quello accademico e teorico. Mal me ne incolse perché, dopo la classica gavetta, la passione divenne una professione.
Dopo anni e svariati tentativi di disintossicazione, il vizio delle immagini in movimento e non, può dirsi ancora ben radicato nella mia retina e non solo.

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